domenica 21 giugno 2009

martedì 16 giugno 2009

FRANCESCO CECCHIN VIVE




L'ANTEFATTO

Siamo nel maggio del 1979 e la tensione nella zona di Roma Est è piuttosto alta a causa delle continue provocazioni perpetrate da aderenti al P.C.I. del quartiere ai danni di militanti del Fronte della Gioventù e delle loro sezioni. Ai primi del mese viene compiuto da questi "attivisti" comunisti un attentato incendiario contro la sede del M.S.I.-F.d.G. di viale Somalia 5 che viene seguito, nei giorni successivi, da numerose azioni di disturbo della normale attività del "Fronte" condite con minacce varie ed atteggiamenti aggressivi. In tutti questi episodi viene notata la presenza di un'automobile Fiat 850 bianca che risulterà poi fondamentale nel seguito della vicenda.


La sera del 28 maggio, intorno alle ore 20, quattro ragazzi del F.d.G., tra cui Francesco Cecchin, si recano in piazza Vescovio per affiggere manifesti, ma vengono subito notati da un gruppo di militanti della sezione comunista di via Monterotondo, che danno inizio alla sistematica copertura di tali manifesti; un giovane cerca di impedire il proseguimento dell'azione provocatoria, ma viene circondato da una ventina di attivisti del PCI, capeggiati da Sante Moretti che, dopo aver allontanato in modo spiccio un agente di P.S. in borghese chiamato ad intervenire, si rivolge ai ragazzi del Fronte con affermazioni del tono: "...vi abbiamo fatto chiudere via Migiurtinia, vi faremo chiudere anche viale Somalia..."; alla fine, volgendosi verso Francesco Cecchin, lo apostrofa così: " TU STAI ATTENTO, CHE SE POI MI INCAZZO TI POTRESTI FARE MALE! ".


L'AGGUATO


La stessa sera, intorno alla mezzanotte, Francesco Cecchin scende di casa insieme alla sorella per una passeggiata fino a via Montebuono, dove un suo amico lavora in un ristorante; verso le 24:15, mentre i due ragazzi sono fermi davanti all'edicola di piazza Vescovio, spunta una Fiat 850 bianca che compie una brusca frenata davanti a loro; dall'auto scende un uomo che urla all'indirizzo di Francesco: "... E' lui, è lui, prendetelo!". Intuendo il pericolo e, probabilmente, riconoscendo l'aggressore, Francesco fa allontanare la sorella e corre in direzione di via Montebuono, inseguito dagli occupanti della macchina, che nel frattempo il suo guidatore sposta fino all'imboccatura della stessa via Montebuono. La sorella, intanto, si getta vanamente al loro inseguimento, urlando: "Francesco, Francesco!"; le sue grida vengono udite da un giovane che, sceso in strada, nota un uomo darsi alla fuga verso via Monterotondo e qui salire sulla Fiat 850 bianca che si allontana velocemente. Dopo aver telefonato alla Polizia, il giovane viene raggiunto da un inquilino dello stabile di via Montebuono 5 che lo informa della presenza, sul suo terrazzo sottostante di cinque metri il piano stradale, di un ragazzo che giace esanime al suolo; il giovane, giunto sul posto, riconosce in quel ragazzo il suo amico Francesco Cecchin. Il corpo è in posizione supina ad una distanza di circa un metro e mezzo dalla base del muro; perde sangue da una tempia e dal naso e stringe ancora nella mano sinistra un mazzo di chiavi, di cui una che spunta dalle dita è storta, e in quella destra un pacchetto di sigarette.


GIUSTIZIA NON E' FATTA


A questo punto, mentre sarebbe stato lecito attendersi immediate indagini da parte delle forze dell'ordine, si assiste invece all'affrettarsi di tutti a liquidare l'accaduto come un incidente. Secondo alcuni Francesco, "impaurito", avrebbe scavalcato il muretto del cortile senza rendersi conto che al di sotto ci fosse un salto di cinque metri. Altri hanno addirittura negato che vi fosse stata una colluttazione tra il giovane e i suoi aggressori, come ha fatto il commissario Dott. Scalì.
Apparendo questa versione sospetta, mentre alcuni militanti del F.d.G. vegliano Francesco in coma, altri cominciano a fare indagini private, che portano a scoperte molto interessanti: innanzi tutto si viene a sapere che Francesco conosceva molto bene quel palazzo e il suo cortile, in quanto ci abita un suo amico; inoltre risulta strano che il corpo sia stato trovato in posizione supina, anziché riversa, tipica di chi si lancia, e senza fratture agli arti, inevitabili quando si effettua un salto volontario da una simile altezza. L'ipotesi che Francesco sia stato gettato di peso viene inoltre avvalorata da altri due particolari: il trauma cranico, sintomo che il peso dell'impatto al suolo si è scaricato tutto sulla testa, e il fatto che questa si trovi più vicina al muro rispetto ai piedi.



La chiave piegata tra le dita di una mano e il pacchetto di sigarette nell'altra sono una prova ulteriore che gli aggressori hanno gettato il corpo di Francesco, già esanime, al di là del muretto che delimita il terrazzo: chi pensa di lanciarsi oltre un ostacolo cerca infatti di avere le mani libere. Che prima di questo tragico epilogo ci sia stata una colluttazione è dimostrato dalla chiave piegata rinvenuta tra le dita di Francesco, sicuramente usata come arma di difesa contro i suoi assassini. Anche le ferite riscontrate su tutto il corpo confermano la tesi dell'aggressione, essendo queste di natura traumatica e riconducibili a colpi ben assestati da persone esperte.


A rendere inconfutabili queste tesi altri due importanti elementi: le tracce di sangue riscontrate sul pavimento del cortile lunghe alcuni metri fino al bordo del muretto e la dichiarazione resa da alcuni testimoni che affermano di avere udito: "LE GRIDA DI UN RAGAZZO, POI ALCUNI ATTIMI DI SILENZIO... E INFINE UN FORTE TONFO NON ACCOMPAGNATO DA ALCUN GRIDO". Risulta difficile credere che una persona possa gettarsi spontaneamente giù da un muro alto cinque metri senza emettere neanche il minimo suono vocale.


Il 16 giugno, dopo 19 giorni di coma, Francesco muore.


Le indagini infine partirono ma tardi e male. Stefano Marozza, militante del PCI e proprietario della famigerata 850 bianca, fu arrestato. Disse di essere andato a vedere un film al cinema ma gli inquirenti verificarono che, quella sera, il cinema indicato da Marozza era chiuso per turno di riposo. Ciò nonostante la potente macchina di copertura del PCI si mise in moto e mentre le indagini proseguivano a rilento e non ci si preoccupava di verificare chi poteva essere insieme al Marozza, questi venne fornito di un nuovo alibi, questa volta perfetto; ogni prova ed ogni riscontro venne fatto sparire.


Anni dopo il giudice, scrivendo la sentenza, dovrà dichiarare che se egli non era in grado di condannare l'imputato, se non era stato possibile fare piena luce sull'omicidio Cecchin, questo doveva essere ascritto ai ritardi nelle indagini di quei giorni, al modo di procedere degli investigatori, al punto che il magistrato ipotizza possibili procedimenti nei confronti degli organi di Pubblica Sicurezza.
Ma noi non abbiamo mai perso la speranza che sia fatta finalmente giustizia. L'importante è non dimenticare. Mai.






ROMA: ALEMANNO, SIA FATTA GIUSTIZIA PER OMICIDIO CECCHIN


Roma, 16 giu. - (Adnkronos) - "Cecchin era un mio amico personale, noi oggi dobbiamo continuare a chiedere giustizia per le vittime di destra e di sinistra, per i cui omicidi allora non sono stati trovati i colpevoli. E' un periodo che non deve tornare, quello delle contrapposizioni ideologiche assolute e del fatto che si potessero uccidere dei ragazzi per le loro scelte politiche". Lo ha detto il sindaco di Roma Gianni Alemanno dopo aver deposto una corona davanti al civico numero 5 di via Montebuono a due passi da piazza Vescovio per commemorare Francesco Cecchin a 30 anni dalla sua morte.


"Sono fatti gravissimi -ha proseguito Alemanno- a cui non si deve mai piu' tornare. E' necessario conservare la memoria di quegli anni e fare in modo che tutti i caduti, di destra e di sinistra, abbiano un luogo, una traccia dentro la citta' che li possa ricordare".


Alemanno, dopo aver deposto la corona, ha assicurato ad alcuni cittadini che scrivera' "una lettera al presidente della Repubblica affinche' Cecchin sia iscritto nell'elenco delle vittime del terrorismo".

(fonte Libero-news.it)

sabato 13 giugno 2009

A seguito dell'intitolazione del parco di Via Lago di Garda alla memoria dei due fratelli Mattei, Azione Giovani Tivoli ha organizzato il concerto degli
AURORA
gli NSP,
al quale parteciperanno anche i SLN !


IL DOMANI APPARTIENE A NOI



L'APPUNTAMENTO E' PER DOMENICA
14 GIUGNO ALLE ORE 20,00
AL TEATRINO COMUNALE
IN VIA DEL COLLEGIO

mercoledì 10 giugno 2009

CE L'ABBIAMO FATTA!!!!!

PENSO DI PARLARE A NOME DI TUTTI I RAGAZZI DI AZIONE GIOVANI.........
SIAMO FELICISSIMI E FIERI CHE IL NOSTRO PRESIDENTE
ALESSANDRO LUNDINI
SIA RIENTRATO TRA I CONSIGLIERI NELLE ULTIME ELEZIONI COMUNALI IN SEGUITO ALLA SCHIACCIANTE VITTORIA DELLA LISTA
"MONDI NUOVI" CAPITANATA DA ALFREDO RICCI.......
ALE SIAMO TUTTI CON TE, TI ABBIAMO SOSTENUTO E CONTINUEREMO A FARLO......GRAZIE PER IL DISCORSO DI IERI SERA, CI HAI FATTO DAVVERO SENTIRE PARTE DI QUALCHE COSA CHE VA OLTRE OGNI INTERESSE PERSONALE......
LAVOREREMO ASSIEME A TE PER IL BENE DEL NOSTRO PAESE
CHE FINALMENTE HA DECISO DI CAMBIARE E VOLTARE PAGINA.
SARA' UNA MARCELLINA NUOVA QUELLA CHE COSTRUIREMO.....
ALE GRAZIE ANCORA.......
(ma ricordati che io vigilo e sono sempre pronta a tirarti le orecchie,
tu mi conosci fin troppo bene oramai...)

TUTTA PER TE QUESTA FRASE:

IL DOMANI APPARTIENE A NOI!!


Alessandra Paoloni


venerdì 5 giugno 2009

ELEZIONI 2009


Per il Parlamento Europeo vota Il Popolo della Libertà e scrivi: SCURRIA - ANTONIOZZI - FEDERICO.

Alle elezioni comunali di Marcellina VOTA LISTA n.2 per RICCI SINDACO e scrivi LUNDINI.