Ecco quanto stabilito nella riunione dei direttivi dei circoli di AN, FI e Nuova DC svoltasi il 4 agosto presso la sezione di Alleanza Nazionale :
Sono riuniti, previa giusta convocazione, i direttivi politici di A:N:, F.I. e Nuova Democrazia Cristiana, per il seguente ordine del giorno:
NOMINA DELLA COMMISSIONE PARITETICA RIASSUNTIVA DEI DIRETTIVI DEL PdL
Dopo ampia discussione,
visti i molteplici impegni che vedranno i nostri partiti uniti nell' affrontare l' organizzazione e l' interpretazione delle norme che regoleranno la nascita del Popolo della Libertà;
riaffermando l' apporto doveroso che si deve agli amministratori tutti, impegnati a portare a termine l' attuale fine legislatura comunale;
considerando le nuove esigenze socio-culturali e di sviluppo della nostra cittadina;
i partiti del Popolo della Libertà ritengono necessario, e politicamente corretto, programmare con le realtà socio-politiche esistenti in Marcellina il prossimo futuro amministrativo del nostro paese.
All' uopo vengono nominati all' unanimità, nel rispetto di quanto sopra, gli amici:
Giuseppe Ricci (responsabile per AN)
Franco Lundini
Carlo Iorli (responsabile per FI)
Alberto Sassi
Fabio Olivieri ( responsabile per la Nuova DC)
Giuseppe Lo Carmine
lunedì 18 agosto 2008
giovedì 7 agosto 2008
Apertura dei Giochi: il governo in tribuna e gli atleti a casa ?
L' uscita di Maurizio Gasparri e del ministro Meloni, che hanno invitato gli atleti italiani a non partecipare alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi ha avuto l' effetto di unificare il mondo politico e quello sportivo. Si, ma contro la proposta... Infatti da Berlusconi a Fini, da Bossi a Frattini passando per il presidente del Comitato Olimpico Internazionale, tutti hanno bocciato la richiesta dei due esponenti di AN.
Anche noi ci eravamo espressi per un intervento del nostro governo riguardo il tema dei diritti umani e delle repressioni del regime cinese, ma la mossa della Meloni e di Gasparri è stata sbagliata nel merito e avventata nel metodo: come ha detto Gianni Petrucci (presidente del CONI), chiedere agli sportivi di fare ciò che sarebbe compito della politica è un errore, e lo è ancora di più se dall' altra parte si spingono le nostre aziende a investire in Cina. Perché un atleta dovrebbe fare sacrifici che non sono richiesti né ai politici né agli industriali ?
Invece di certe sparate, avrebbe avuto un esito migliore un' azione politica per costringere il governo a fare quello che è stato fatto da Bush e da Sarkozy, ossia una decisa presa di posizione a favore dei dissidenti ancora oggi rinchiusi nelle carceri cinesi.
Anche noi ci eravamo espressi per un intervento del nostro governo riguardo il tema dei diritti umani e delle repressioni del regime cinese, ma la mossa della Meloni e di Gasparri è stata sbagliata nel merito e avventata nel metodo: come ha detto Gianni Petrucci (presidente del CONI), chiedere agli sportivi di fare ciò che sarebbe compito della politica è un errore, e lo è ancora di più se dall' altra parte si spingono le nostre aziende a investire in Cina. Perché un atleta dovrebbe fare sacrifici che non sono richiesti né ai politici né agli industriali ?
Invece di certe sparate, avrebbe avuto un esito migliore un' azione politica per costringere il governo a fare quello che è stato fatto da Bush e da Sarkozy, ossia una decisa presa di posizione a favore dei dissidenti ancora oggi rinchiusi nelle carceri cinesi.
martedì 5 agosto 2008
Marcello Veneziani: Solzenicyn e gli intellettuali
Scusate se insisto sulla figura di Solzenicyn, ma penso che la statura letteraria e morale di questo scrittore meriti un piccolo approfondimento, soprattutto visto che da noi è praticamente sconosciuto.
Su Libero di oggi c'è anche un articolo di Marcello Veneziani, che parte dalla figura dimenticata dell' autore di Arcipelago Gulag per arrivare a delle riflessioni sul ruolo (anzi, non-ruolo) degli intellettuali nella società contemporanea. Ne riporto ampi passi, visto che il sito di Libero non è consultabile gratuitamente come quello di altri quotidiani. Se non me ne scordo, fotocpio questi ed altri articoli articolo e li metto nella bacheca del circolo:
DAL GULAG ALL' OBLIO:
"A nostra insaputa Aleksandr Solzenicyn era già morto da una decina d'anni e forse più. Morto all' attenzione e nella coscienza dei contemporanei. Eppure è stato lo scrittore che forse più ha contato con la sua opera nel Novecento agli effetti politici e civili. Nessuno scrittore ha avuto infatti l' incidenza di Solzenicyn nella denuncia dell' impero sovietico, nella nascita del dissenso, della rivolta giovanile, intelluettuale, del sentimento nazional-religioso...
... Forse persino Papa Wojtyla non sarebbe pensabile senza l' Arcipelago Gulag e l' opera dello scrittore russo contro il comunismo... Ma la memoria si indebolisce sempre più e di Solzenicyn restano in pochi a ricordarsene. L'oblio forzato a cui lo condannò la società sovietica alla fine fu rimosso. Ma l'oblio dolce, inavvertito, in cui è stato dimenticato lo scrittore russo nel tempo della globalizzazione, è stato più inesorabile...
Solzenicyn era considerato ormai un autore del passato per una matrioska di ragioni. La più esterna , e superficiale, è naturalmente che uno scrittore del dissenso sovietico cade simultaneamente con l'oggetto del suo primari interesse e travaglio, l' oppressione sovietica... Ma questa è solo la più esterna delle ragioni... C' era in lui la denuncia di ogni materialismo e difatti alla caduta dell' impero sovietico, Solzenicyn cominciò la sua critica al materialismo d'Occidente, al nichilismo del benessere, alla società americanizzata che ha perso il senso del limite e vive drogata senza la realtà e senza il cielo. Ed è già questa un'altra seria ragione del silenzio sullo scrittore russo. Dai discorsi di Harvard in poi, Solzenicyn assunse le vesti del moralista e diventò scomodo anche all' Occidente... Ma ci fu un 'altra ragione della sua emarginazione seguente: fu il suo spirito patriottico...
E qui ci avviciniamo a una ragione più profonda e insieme più vastache non riguarda solo Solzenicyn ma più in generale il ruolo della cultura e degli intellettuali nella società contemporanea. Il pensiero non serve più al potere né alla sua denuncia, non esprime esempi di vita e paradigmi di sapere, non esoorta a scelte eroiche, estetiche o religiose. Il pensiero non parla più al nostro tempo; o per meglio dire il nostro tempo è sordo al pensiero e considera del tutto superfluo, fastidiosamnete ridondante, il suo richiamo, la sua lezione, o addirittura il suo paternalismo e il suo moralismo.
Solzenicyn ha deniunciato prima il potere sovietico, poi il potere consumistico, cogliendo l' unità dei due materialismi nella globalizzazione, che segna il dominio della tecnica sulla cultura e dell' economia sulla politica. Ma nel frattempo la denuncia si è dispersa nel vuoto spinto di una società che non assegna più un senso, un posto e un valore alle idee.
Tutto quel che Solzenicyn rappresentava ed esprimeva oggi non ha eco o riscontro nella nostra vita, scivola via nell' indifferenza... Il nichilismo del pensiero è ancora una forma estrema dell' intelligenza sveglia ed inquieta; il nichilismo pratico non si pone più domande, giudica fuori posto il solo citarle...
Forse non era lui a essere già morto da tempo. Ma è morto lo spirito dell' epoca cui si era rivolto. Solzenicynm è morto nella coscienza del nostro tempo perché il nostro tempo non ha coscienza di sé".
Quello che accadeva realmente in Russia all' epoca del comunismo: www.storialibera.it/epoca_contemporanea/comunismo/urss-stalinismo/aleksandr_solzenicyn/articolo.php?id=535&titolo=Arcipelago%20Gulag
Su Libero di oggi c'è anche un articolo di Marcello Veneziani, che parte dalla figura dimenticata dell' autore di Arcipelago Gulag per arrivare a delle riflessioni sul ruolo (anzi, non-ruolo) degli intellettuali nella società contemporanea. Ne riporto ampi passi, visto che il sito di Libero non è consultabile gratuitamente come quello di altri quotidiani. Se non me ne scordo, fotocpio questi ed altri articoli articolo e li metto nella bacheca del circolo:
DAL GULAG ALL' OBLIO:
"A nostra insaputa Aleksandr Solzenicyn era già morto da una decina d'anni e forse più. Morto all' attenzione e nella coscienza dei contemporanei. Eppure è stato lo scrittore che forse più ha contato con la sua opera nel Novecento agli effetti politici e civili. Nessuno scrittore ha avuto infatti l' incidenza di Solzenicyn nella denuncia dell' impero sovietico, nella nascita del dissenso, della rivolta giovanile, intelluettuale, del sentimento nazional-religioso...
... Forse persino Papa Wojtyla non sarebbe pensabile senza l' Arcipelago Gulag e l' opera dello scrittore russo contro il comunismo... Ma la memoria si indebolisce sempre più e di Solzenicyn restano in pochi a ricordarsene. L'oblio forzato a cui lo condannò la società sovietica alla fine fu rimosso. Ma l'oblio dolce, inavvertito, in cui è stato dimenticato lo scrittore russo nel tempo della globalizzazione, è stato più inesorabile...
Solzenicyn era considerato ormai un autore del passato per una matrioska di ragioni. La più esterna , e superficiale, è naturalmente che uno scrittore del dissenso sovietico cade simultaneamente con l'oggetto del suo primari interesse e travaglio, l' oppressione sovietica... Ma questa è solo la più esterna delle ragioni... C' era in lui la denuncia di ogni materialismo e difatti alla caduta dell' impero sovietico, Solzenicyn cominciò la sua critica al materialismo d'Occidente, al nichilismo del benessere, alla società americanizzata che ha perso il senso del limite e vive drogata senza la realtà e senza il cielo. Ed è già questa un'altra seria ragione del silenzio sullo scrittore russo. Dai discorsi di Harvard in poi, Solzenicyn assunse le vesti del moralista e diventò scomodo anche all' Occidente... Ma ci fu un 'altra ragione della sua emarginazione seguente: fu il suo spirito patriottico...
E qui ci avviciniamo a una ragione più profonda e insieme più vastache non riguarda solo Solzenicyn ma più in generale il ruolo della cultura e degli intellettuali nella società contemporanea. Il pensiero non serve più al potere né alla sua denuncia, non esprime esempi di vita e paradigmi di sapere, non esoorta a scelte eroiche, estetiche o religiose. Il pensiero non parla più al nostro tempo; o per meglio dire il nostro tempo è sordo al pensiero e considera del tutto superfluo, fastidiosamnete ridondante, il suo richiamo, la sua lezione, o addirittura il suo paternalismo e il suo moralismo.
Solzenicyn ha deniunciato prima il potere sovietico, poi il potere consumistico, cogliendo l' unità dei due materialismi nella globalizzazione, che segna il dominio della tecnica sulla cultura e dell' economia sulla politica. Ma nel frattempo la denuncia si è dispersa nel vuoto spinto di una società che non assegna più un senso, un posto e un valore alle idee.
Tutto quel che Solzenicyn rappresentava ed esprimeva oggi non ha eco o riscontro nella nostra vita, scivola via nell' indifferenza... Il nichilismo del pensiero è ancora una forma estrema dell' intelligenza sveglia ed inquieta; il nichilismo pratico non si pone più domande, giudica fuori posto il solo citarle...
Forse non era lui a essere già morto da tempo. Ma è morto lo spirito dell' epoca cui si era rivolto. Solzenicynm è morto nella coscienza del nostro tempo perché il nostro tempo non ha coscienza di sé".
Quello che accadeva realmente in Russia all' epoca del comunismo: www.storialibera.it/epoca_contemporanea/comunismo/urss-stalinismo/aleksandr_solzenicyn/articolo.php?id=535&titolo=Arcipelago%20Gulag
E lui sta zitto...

Tutti i principali leader hanno ricordato la figura di Solzenicyn. O meglio, quasi tutti. Il nostro Presidente ha ben deciso di rimanersene in silenzio. Come mai? Probabilmente perchè, come due anni fa riguardo alle commemorazioni del 50° anniversario della rivolta di Budapest repressa dall' URSS, anche questa volta avrebbe dovuto fare i conti con la propria coscienza e con la propria storia. Una storia targata falce e martello.
Infatti nel 1974, in qualità di capo della sezione cultura del PCI, Napolitano commentava su L' Unità la decisione dell' Unione Sovietica di esiliare Solzenicyn: le opere dello scrittore russo erano definite "rappresentazioni unilaterali e tendenziose della realtà dell' URSS, accuse arbitrarie, tentativi di negare l' immensa portata liberatrice della Rivoluzione d' Ottobre". L' esilio era "la soluzione migliore"... "Solo commentatori faziosi e sciocchi possono prescindere dal punto di rottura cui Solzenicyn aveva portato la situazione e possono, a proposito dell' esito cui si è giunti, evocare lo spettro dello stalinismo".
Nessuno nega che ora sia un buon Capo dello Stato, ma qualcuno ci dovrebbe spiegare perché se non si può avere una via intitolata ad Almirante per un articolo da lui scritto negli anni '40, al tempo stesso possa essere presidente un personaggio che solo 30 anni fa giustificava le repressioni sovietiche.
lunedì 4 agosto 2008
Aleksandr Isaevič Solženicyn

"C'è una parola che si usa molto oggi: "anticomunismo". È una parola molto stupida e mal composta perché dà l'impressione che il comunismo sia qualche cosa di primitivo, di basico, di fondamentale. E così, prendendolo come punto di partenza, anticomunismo è definito in relazione a comunismo. Per questo affermo che la parola è stata mal scelta e fu composta da gente che non conosceva l'etimologia: il concetto primario, eterno, è Umanità. Ed il comunismo è anti-Umanità. Chi dice "anti-comunismo", in realtà sta dicendo anti-anti-Umanità. Un costrutto molto misero. Sarebbe come dire: ciò che è contro il comunismo è a favore dell'Umanità. Non accettare, rifiutare questa ideologia comunista, inumana, è semplicemente essere un essere umano. Non è essere membro di un partito".
Ieri sera si è spento all' età di 89 anni Aleksandr Solženicyn, il più noto dei dissidenti dell' Unione Sovietica. Il primo che, con una certa forza, svelò quello che si nascondeva nei regimi comunisti, al di là della cortina di ferro. Ma fu anche colui che denunciò la crisi morale dell' Occidente.
BIOGRAFIA
Aleksandr Isaevic Solzenicyn nasce a Kislovodsk l'11 dicembre 1918, da una famiglia discretamente agiata. Morto il padre pochi mesi prima della sua nascita in un incidente di caccia, la madre si trasferisce col piccolo a Rostov-sul-Don. Nel 1924, a causa degli espropri ordinati dal regime, i due si trovano nella miseria. Ciò non toglie che Aleksàndr continui gli studi e si laurei in matematica nel 1941. Nello stesso anno si arruola come volontario nell'Armata Rossa e viene inviato sul fronte occidentale. Riceve persino un'onorificenza. Ma nel febbraio del 1945, a causa di una lettera (intercettata) in cui critica aspramente Stalin, viene arrestato, trasferito nella prigione moscovita della Lubjanka, condannato a otto anni di campo di concentramento e al confino a vita. Comincia il pellegrinaggio di Solzenicyn da un lager all'altro.
Nel 1953, nel domicilio coatto di Kok-Terek, nel Kazakistan, gli è concesso di lavorare come insegnante. Nel frattempo raccoglie una quantità enorme di appunti sugli orrori dei campi, e ha meditato sulle ragioni intrinseche della vita dell'uomo e sul suo profondo valore morale. Nel 1961 la rivista Novyj Mir pubblica "Una giornata di Ivan Denissovic", il primo capolavoro assoluto dello scrittore. Il romanzo è un terribile atto di accusa contro i lager sovietici e contro tutti coloro che vogliono soffocare la libertà dell'uomo. Nel raccontare la giornata "tipo" del deportato (in questo caso, appunto, l'emblematico Ivan Denissovic), Solzenicyn dà una immagine realistica, anche se molto cruda, dei campi di concentramento siberiani, dove la vita di ogni uomo era quotidianamente messa in gioco e dove non era solo l'esistenza fisica ad essere prigioniera, ma sono anche i pensieri e i sentimenti ad essere condizionati. Con questo libro, destinato a grande fama, nasce di fatto il "caso" Solzenitcyn. D'ora in poi le vicende che riguardano lui e le sue opere saranno strettamente legate.
Dopo altri due fondamentali romanzi ("Divisione Cancro" e "Arcipelago Gulag"), inizia la lotta dello scrittore contro il sistema. Insignito del premio Nobel per la Letteratura nel 1970, viene espulso dalla Russia nel 1974 e solo allora si reca a Stoccolma, dove pronuncia un memorabile discorso. In esso afferma di parlare non per sé stesso ma per i milioni di persone annientate nei tristemente celebri Gulag sovietici.
Con la seconda moglie, sposata nel 1973, e i tre figli da lei avuti, si stabilisce in America. Gli avvertimenti di Solženicyn sul pericolo di aggressioni comuniste e l'indebolimento della tempra morale dell'occidente sono generalmente ben accolte dagli ambienti conservatori occidentali, e ben si adattano alla durezza della politica estera di Reagan, ma i liberali e i laicisti sono sempre più critici e lo considerano un reazionario per il suo patriottismo e per essere ortodosso. Viene anche criticato per la sua disapprovazione della bruttezza e insipidità spirituale della dominante cultura pop. Dirà: "L'anima umana desidera cose più elevate, più calde e più pure di quelle offerte oggi alla massa... dallo stupore televisivo alla musica insopportabile". Sarà critico anche nei confronti dell' avanzamento dell' ateismo e dell' agnosticismo sia in Oriente che in Occidente.
Torna in patria nel 1994, atterrando con l'aereo a Kolyma, simbolo dei lager staliniani, e far rientro a Mosca da Vladivostok in treno, attraversando tutta l'immensa landa russa.
Solo dopo il 2000, malgrado la diffidenza con cui i suoi connazionali hanno continuato a trattarlo, Alexander Solzenicyn si è riconciliato con il suo amato Paese, dal quale è stato a lungo perseguitato come dissidente, incontrando il presidente Vladimir Putin.
Il critico letterario Antonio D'Orrico ha scritto a lettere di fuoco parole definitive sullo scrittore russo e sul suo ruolo nel Novecento: "L'importanza (ma la parola è inadeguata) di Solzenicyn, non per la storia della letteratura ma per quella del mondo, è immensa. Spesso si dice, e con qualche ragione, che è stato Karol Wojtila a far cadere il Muro di Berlino. Con molte ragioni in più va detto che è stato lo scrittore russo ad abbattere quasi da solo il socialismo reale e, addirittura, la filosofia da cui traeva ispirazione. Un'impresa titanica. Vi sarete chiesti in qualche momento della vostra vita a che serve la letteratura. Ecco, la letteratura in alcune occasioni può servire a questo, ad abbattere un regime, piegare un impero. E non è un'esagerazione. Basta pensare alla vita di Solzenicyn, prima ancora che leggere la sua opera, basta guardare i suoi libri, messi su un tavolo come i modelli per una natura morta, per capire quello che semplicemente è successo. Solzenicyn è una forza (come si dice in fisica ma anche nei film di fantascienza di Lucas). Ricordate il ragazzo di Tienanmen davanti al carro armato? Solzenicyn è un po' come lui, con l'aggiunta che il carro armato l'ha smontato a mani nude (ci sono mani più nude di quelle di uno scrittore?). Però Solzenicyn non è conosciuto quanto dovrebbe essere conosciuto (in Italia specialmente)".
P.S: Ovviamente in un paese come il nostro, pieno di presunti intellettuali servi idioti di un'ideologia assassina, la pubblicazione e la diffusione dei libri di Solzenicyn venne ostacolata duramente: chiunque cercasse di gettare un po' di luce sulla realtà del mondo comunista era considerato un ciarlatano... Leggete qui http://www.storialibera.it/epoca_contemporanea/comunismo/urss-stalinismo/aleksandr_solzenicyn/articolo.php?id=1912&titolo=Così%20l'Italia%20censurò%20Solzenicyn.
domenica 3 agosto 2008
Congresso di Rifondazione Comunista
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